Piccole ostie d’Amore. Madre Maria Candida dell’Eucaristia e Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo

Un piccolo e audace bucaneve normanno e un ardente raggio di sole di Sicilia: così potremmo definire rispettivamente il nostro grande Dottore1 della piccolezza evangelica, Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, e la nostra Mistica dell’Eucaristia2, Madre Maria Candida dell’Eucaristia. Già da queste due semplici definizioni si possono intuire tutte le differenze che passarono nelle vite di queste due Carmelitane Scalze: Teresa, nella sua corsa da gigante, raggiunge le vette della santità, della maturità spirituale e umana, in tempi rapidissimi, appena ventiquattro anni, quasi come un bucaneve, appunto, tanto impaziente da non riuscire ad attendere la primavera per fiorire, e audace tanto da oltrepassare persino la fitta coltre della neve invernale. Tutto è precoce in lei3: l’intelligenza, la sensibilità, le intuizioni teologiche, la donazione di sé a Dio nella vita claustrale, persino la malattia4. Maria Candida, pur ammirando e santamente invidiando queste anime amantissime che santificano se stesse velocemente e glorificano l’Amore5, deve aspettare i sessantacinque anni per varcare le soglie del bel Cielo, scendendo faticosamente, e gradino per gradino, quella scala dei vizi e dei difetti che, a sua detta, aveva salito fin molto in alto6, proprio come un raggio di sole che vuole abbassarsi fino a terra pur dovendo attraversare ampi spazi per arrivarvi. Anche la realizzazione del suo ardente desiderio di volare nel chiostro del Carmelo avvenne solo dopo aver attraversato la dura opposizione da parte dei fratelli maggiori, che non si rassegnavano all’idea di perdere l’affetto della sorella.

Le vicende biografiche

Eppure, sorprendentemente, è possibile riscontrare anche molti punti di contatto tra le loro vicende biografiche, soprattutto negli anni dell’infanzia che, come ritengono gli esperti antropologi, sono gli anni più incisivi per lo sviluppo integrale della persona.

Entrambe nate in una fredda giornata di gennaio di fine Ottocento – sono solo undici anni a separarle – in una calorosa famiglia dove l’aria che si respirava era mista di ossigeno e valori solidi della fede cattolica, hanno la grazia di avere genitori santi, laboriosi e capaci di trasmettere ai numerosi figli – diversi dei quali volati in Cielo ancora molto piccoli – l’amore puro a Dio e il gusto della preghiera. Sia Teresa che Maria manifestano fin dai primi anni di vita una spiccata personalità dal carattere fiero, volitivo, tenace, portato all’orgoglio e che difficilmente si sottometteva; eppure allo stesso tempo dimostrano un’affettuosa generosità, intelligenza, sensibilità, rettitudine e una grande capacità di amare e donarsi. A un certo punto della loro evoluzione spirituale, attraversano entrambe la terribile malattia degli scrupoli, superata vittoriosamente grazie all’abbandono fiducioso, molto sostanziale e poco devozionalista, alla Misericordia di Dio che tutto conosce e tutto comprende del cuore dell’uomo. Il loro rifugio sicuro è il Sacro Cuore Di Gesù, fornace ardente di compassione, dove tutti i peccati che si possono commettere sono annientati, se presentati da un cuore spezzato dal pentimento7. Madre Candida fa sua questa fiducia insegnatale dalla piccola Teresa: sperando tutto dal signore, è certa di essere purificata dalle mancanze della giornata con un bacio pieno d’amore al Cuore Divino8.

Sono, queste, tutte caratteristiche che ritroveremo, purificate e maturate, nelle future Carmelitane.

Dati questi tratti comuni, soprattutto quelli che si riferiscono alla vita domestica dell’infanzia, è facile immaginare come, alla lettura di Storia di un’anima, la descrizione della vita della famiglia Martin e della pietà di Teresa dovette far scattare un’intesa empatica tra Madre Candida e la narratrice. Inoltre quando Madre Candida ha tra le mani l’autobiografia della Santa di Lisieux, è moralmente impossibilitata a lasciare la famiglia, perché il suo padre spirituale, il francescano Padre Antonio Matera, invitandola ad attendere il consenso dei fratelli per realizzare la sua vocazione, non le accorda il permesso di entrare in monastero: ciò è per Madre Candida l’espressione chiara della volontà di Dio, alla quale si sottomette pur senza comprenderla. Maria, come Teresa, sarebbe voluta entrare in religione a quindici anni, quando si sentì chiamata dal Signore alla vita contemplativa9, e dovette attendere non pochi mesi, ma ben venti anni prima di realizzare il suo desiderio. In questo contesto, le prove di Teresa precedenti il suo ingresso al Carmelo sono state per Madre Candida uno sprone a perseverare nella fedeltà a Gesù nonostante le avversità, perché Dio non può ispirare desideri irrealizzabili. Madre Candida avrà ricevuto grande consolazione alla lettura di queste parole di Santa Teresa di Gesù Bambino!

L’attesa di questi anni ebbe comunque la sua utilità per Madre Candida, perché la vocazione al Carmelo si delineò e andò acquistando sempre maggiore chiarezza; possiamo affermare, perché ce lo dice esplicitamente Madre Candida, che Teresa di Gesù Bambino ebbe un’importanza decisiva per la sua vocazione in generale e per la scelta del Carmelo10 in particolare.

La spiritualità eucaristica

Nel solco di queste simili vicende biografiche, fioriscono anche alcuni tratti di spiritualità comuni, dei punti di contatto tra il nostro Dottore della piccolezza e la nostra Mistica dell’Eucaristia.

Una caratteristica singolare che avvicina queste due anime è l’amore, potremmo dire alla follia e come risposta all’amore folle di Dio, per il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia fin dagli anni più teneri: Teresa, ancora bambina, desiderosa di ricevere l’Eucaristia prima del tempo consentito dalla Chiesa, inventa uno stratagemma: chiede di andare alla Messa di Natale per ricevere la Comunione nascosta tra la gente, perché così il sacerdote non si sarebbe accorto che era troppo piccola!11 A questo stesso desiderio di Madre Candida di ricevere la Comunione precocemente, la sua mamma risponde con un’industria carica di affetto: quando tornava dalla Messa, baciava la figlioletta e alitava sulla sua bocca, dicendole che in quel modo le dava il Signore; e la piccina saltellava felice con le braccia incrociate sul petto e con la piena fede di possederlo12.

Animate da questi desideri quasi incontenibili, Teresa e Maria Candida arrivano al sospirato giorno della Prima Comunione con grandi slanci e ardori di finalmente possedere nel loro piccolo cuore l’amato Gesù. Nei due racconti di questo radioso evento, narrato in prima persona dalle due protagoniste, si possono riscontrare alcune significative somiglianze nelle loro disposizioni interiori, come ad esempio il desiderio comune di tornare a confessarsi prima della funzione, per avere il cuore completamente purificato nelle acque della divina Misericordia. Soprattutto è da notare come entrambe ricevano un bacio speciale del loro futuro Sposo in questo momento di grazia: la piccola Maria fu preda per alcuni istanti di una goccia di consolazione, di unastretta amorosa di Gesù, che sentì chiaramente e sensibilmente presente dentro la sua anima13. Teresa racconta che nell’istante in cui accoglie Gesù per la prima volta, avviene una vera fusione che fa scomparire la piccina come una goccia d’acqua nell’oceano14. La reazione delle bambine a questa carezza di Gesù è la medesima: non riuscendo a contenere l’Amore e la tenerezza che il futuro Sposo Celeste donava loro, piansero in quel momento di soavità celestiale, e offrirono quelle lacrime di gioia a Colui che si era donato con tanta larghezza alle loro anime.

Per inciso, Madre Candida utilizzerà nella sua opera più rappresentativa, Colloqui eucaristici, lo stesso termine usato da Teresa, fusione, per esprimere la sua esperienza della Comunione eucaristica come unione trasformante con Dio: “Tu ed io restiamo come fusi insieme15, linguaggio mutuato, anche solo inconsciamente, dalla Santa di Lisieux, ma anche frutto della sua personale esperienza, come lasciano intendere queste parole di Madre Candida, ancora laica quando le scrive: “È più che unione, è fusione. Una volta mi parve che tutta andassi a mescolarmi col mio Dio: non si capisce più chi è Gesù e chi sono io”16.

La “Comunione continua”

La grazia ricevuta nel giorno della Prima Comunione rivela una fede molto profonda della presenza reale di Gesù nel Sacramento, e avrà per le nostre Carmelitane un’evoluzione simile, che è stata definita nel caso di Teresa di Gesù Bambino – e che possiamo applicare anche a Madre Candida dell’Eucaristia – il desiderio della Comunione continua17. Per Teresa, questo desiderio nasce dalla consapevolezza di non fare bene il ringraziamento dopo la Comunione, per cui prende la decisione di stare in ringraziamento per tutta la giornata, trovando così sempre il modo di essere felice e di approfittare delle sue miserie18. Fare di tutta la sua giornata un ringraziamento a Gesù, cioè una continua Comunione di desiderio con Lui, è una caratteristica peculiare della spiritualità di Teresa, che si spinge fino a una delle più audaci preghiere di tutti i tempi: che l’Ostia Santa non resti nel suo cuore per un solo quarto d’ora, ma fino alla Comunione successiva, vivo e vero come dentro il tabernacolo.19

Madre Candida attinge a piene mani a questo tesoro prezioso di contemplazione e di amore al Santissimo Sacramento; la sua non è una semplice emulazione, è come se Teresa fosse riuscita a tradurre in parole ciò che lei provava già per l’Eucaristia, senza riuscire a spiegarlo, e che diventa in lei, per pura grazia, anche un’esperienza reale. Come incoraggiata dall’esempio di Teresa, Madre Candida lascia che il suo trasporto d’amore agisca in lei liberamente; allora la sua anima vibra dal desiderio di possedere per sempre l’Ostia divina, perché essa resti nel suo cuore come in un ostensorio20. Ha bisogno di attirare continuamente a sé Gesù Eucaristia, ed è grata alla carità del suo Infinito Signore che sembra corrispondere perfettamente alle attese della sua creatura, e si degna di abbassarsi fino a lei, per sposarsi alla sua natura e restare con lei nel Sacramento. Mentre si trova nel bel mezzo dei suoi slanci amorosi per l’Eucaristia, sente chiaramente che Gesù ha il suo stesso desiderio di rimanere nel suo cuore vivo e vero come nell’Ostia santa, senza mai consumarsi. Madre Candida approfitta prontamente di questa disponibilità del Signore, e, seppur per poco tempo, è certa di avere Gesù in lei realmente21.

Se per Teresa tutta la giornata passava in ringraziamento, per Madre Candida la Carmelitana deve anche slanciarsi verso la preparazione alla Comunione successiva; ogni genuflessione davanti al Tabernacolo merita di essere accompagnata da grande fede e amore al pensiero della presenza reale del Re dei re, ricevuto al mattino e che già si anela a ricevere nuovamente il giorno dopo, per cui il tempo deve trascorrere tra il ringraziamento per averLo ricevuto e la preparazione per degnamente riceverLo ancora:22 Desiderio desideravi, disse Qualcuno!23

La Comunione eucaristica è per Madre Candida il centro unificante dell’esistenza24, il mezzo tenerissimo inventato da Dio nell’eccesso della Sua Carità per donarsi alla sua anima. Solo grazie a questo stratagemma dell’Amore divino, si può ricevere già durante questo esilio un anticipo della consolazione che nella patria non avrà fine, e la vita è possibile25.

Piccole ostie d’Amore

Questa presenza così forte e concreta di Gesù Eucaristia nell’anima amante non può che operare grandi cambiamenti nella persona, che ormai, creatura nuova, desidera solo che l’amata nell’Amato sia trasformata26!

Per Teresa di Gesù Bambino e Madre Candida dell’Eucaristia identificarsi con l’Amato significa concretamente desiderare lo stesso martirio dello Sposo Crocifisso – anche se nascosto agli occhi del mondo – e offrire se stesse come piccole ostie d’Amore, da essere immolate a Dio Padre sopra l’altare con la Vittima Perfetta, il Figlio Suo. “Vorrei essere vittima d’amore – scrive Madre Candida – morire martire dell’amore per Gesù. Morire d’amore, come ha cantato Teresa di Gesù Bambino. Ma essere vittima dell’amore di Gesù non vuol dire solo godere di quel delizioso martirio, ma offrirsi all’olocausto, vittima del suo santissimo volere, del patire per Lui.”27 Tutto ciò non sarebbe possibile senza i meriti di Gesù, a cui entrambe devono innanzitutto il desiderio stesso di essere ostie insieme a Lui, e anche la completa realizzazione di questo progetto di santità che il Signore loro ispira. Madre Candida allora chiede a Gesù stesso, durante il momento di elevazione dell’Ostia nella Santa Messa, la grazia di sapersi immolare e la gioia nel patire28. Entrambe consapevoli del loro limite creaturale, non trovano in esso un motivo di scoraggiamento, bensì l’audacia per uno slancio ancora più fiducioso tra le braccia di Dio, sperando tutto da Gesù, perché in realtà, per essere la vittima felice dell’Amore non sono necessari i propri meriti, ma solo la confidenza e la gratitudine: tutto è grazia.

Teresa di Gesù Bambino non teme nulla, perché sa che L’Onnipotente ha donato Se stesso e Sé solo come leva, come punto d’appoggio per sollevare l’intero mondo; Gesù è la sua sola virtù e questo le basta;29 Madre Candida, all’apice della sua evoluzione spirituale – ma è la meravigliosa sintesi del suo cammino di tutta la vita – esclama: “Tutto a Te devo, Divina Eucaristia!”30, perché ogni bene le è stato dato dalla Provvidenza per mezzo dell’Ostia Santa. Ancora, vediamo come Teresa, nel cuore della Chiesa, brama di essere l’Amore, per essere tutto in tutti31.

Anche Madre Candida chiede a Gesù Ostia di farla diventare tutta amore per poter a sua volta, vera apostola dell’Eucaristia,32 incendiare tutte le anime del mondo dall’uno all’altro polo affinché amino Dio e possano trovare la sola felicità possibile quaggiù, così come l’ha trovata lei, in Gesù Sacramentato33. La pietà eucaristica di Madre Candida “non si ferma alla sua persona, ma si irradia apostolicamente al mondo delle anime”34, perché a lei “è stata affidata la missione di testimoniare al mondo l’amore del Signore per noi, attraverso il sacrificio perenne e presente dell’Eucaristia.”35.

Vere figlie di Santa Teresa di Gesù, entrambe rivelano così il loro radicale impegno missionario per la Chiesa e per ogni anima che anela alla ricerca della Verità.

Scelgo tutto!”

La possibilità di identificazione con questo Volto adorabile del Figlio, che ci rivela il Padre e il loro Amore, si è aperta all’uomo quando l’Infinitamente Grande ha scelto per Sua pura Misericordia di farsi Infinitamente Piccolo in un corpo di carne per trentatré anni, e sotto i veli eucaristici da duemila anni, fino alla consumazione dei secoli36. Questa misura più che di pargolo, ma addirittura fetale, che l’Altissimo Iddio ha assunto tramite il Verbo incarnato, è una lezione continua per chi adora e contempla il Santissimo Sacramento: lezione di umiltà e di abbandono fiducioso, che ci rivela la bellezza di tutte le virtù dell’infanzia e della piccolezza. In fondo, se Dio si è fidato di noi abbandonandosi tra le nostre mani non sempre buone, non è forse perché ci invita a sua volta a fidarci di Lui, a metterci tra le Sue mani paterne, ad accogliere tutto dalla Sua insondabile Provvidenza col cuore colmo di fiducia nella Sua Bontà? Teresa, rassicurata da quest’Amore incondizionato di Dio per lei, può tranquillamente scegliere tutto, cioè anticipatamente accettare come scelta propria tutto ciò che Dio Padre permetterà che le accada, senza nulla più conservare della sua personale volontà37. La ricchezza e la sapienza psicologica di Teresa sono sempre sorprendenti:38 essere piccole vittime dell’Amore Misericordioso di Dio allontana dal vittimismo tanto comune di chi subisce le contrarietà della vita come se fosse un povero malcapitato, e non un figlio amato. Scegliere tutto, dunque, si traduce concretamente nella consapevolezza che è Dio in persona ad agire attraverso le cause seconde, anche quando ci appaiono come contrarietà: in realtà esse sono il lavoro di rifinitura artigianale dell’orafo divino, che vuole vedere in noi realizzata l’immagine di Suo Figlio.

Due piccoli episodi

A questo proposito, è interessante citare due piccoli episodi che rivelano in Teresa e Madre Candida la messa in pratica di questo principio fin nelle più piccole cose.

Madre Agnese, sorella maggiore di Teresa e Carmelitana nel suo stesso monastero di Lisieux, racconta che quando Teresa era in infermeria, già molto sofferente per la malattia, la consorella infermiera le aveva messo molti cuscini dietro la schiena per farla stare, secondo il suo buon cuore, seduta più comodamente sulla poltrona. In realtà, tutti quei cuscini, la facevano stare seduta proprio sul bordo della poltrona, provocandole altre sofferenze. Tutte le consorelle che andavano a visitarla, vedendo tanti cuscini, si compiacevano della grande carità della sorella infermiera. Solo alla fine della giornata, Madre Agnese, da un sorriso di Teresa che lei ormai conosceva bene, comprese che aveva sofferto tutta la giornata in quella posizione scomoda, senza dire nulla ma scegliendo tutto quello che Gesù le porgeva, per la Sua maggiore gloria.

Episodi simili di abnegazione e dimenticanza di sé sono raccontati anche dalle consorelle del monastero di Ragusa che hanno vissuto con Madre Candida; ci piace qui ricordarne uno, abbastanza simile a quello di Teresa appena narrato. Madre Candida era sempre stata molto cagionevole di salute; mentre era priora, le sorelle della cucina preparavano apposta per lei una pietanza ricostituente, ritenuta molto prelibata e gustosa. Madre Candida la riceveva sempre con gratitudine e un grande sorriso, e non c’era dubbio per le sorelle che fosse molto gradevole per lei. Una volta la sorella cuciniera, per controllare se fosse pronta, la dovette assaggiare e trovò che era … disgustosa! Andò dalla Madre a chiederle come potesse mangiare una cosa del genere, e se voleva che non le si preparasse più quella pietanza; Madre Candida rispose silenziosamente, portandosi l’indice alle labbra, in segno di proibizione di farne parola ad alcuno, e facendo segno di no con la testa, per dire che avrebbe continuato a mangiarne.

Il motivo per cui Teresa e Madre Candida volevano farsi sempre più piccine e nascoste è semplice da spiegare: non c’è creatura tanto bassa e povera che non possa essere raggiunta dallo sguardo misericordioso del suo Creatore. E’ la via della semplicità che non prevede doppiezza, ma uno sguardo unico, fisso sulla sola intenzione di fare tutto per amore – senza contare i propri atti né confidare sui propri meriti – e di dimostrare il proprio amore a Dio e al prossimo non cercando cose grandi e superiori alle nostre forze39, ma proprio ciò che ci fa nascondere e stare sotto i piedi di tutti, come insignificanti granellini di sabbia, desiderosi di passare inosservati per attirare solo l’attenzione di Colui che scruta nel segreto di ogni cuore.

Le piccole anime che hanno voluto seguire la piccola via tracciata da Teresa, stirpe di Abramo grazie al Battesimo che ci ha innestati in Cristo, sono granellini di sabbia trasfigurati dalla gloria del Risorto destinate a brillare nel Cielo infinito come le più sfolgoranti stelle.40

Il nostro piccolo Dottore e la nostra autentica Mistica ce lo hanno dimostrato.

a cura della comunità monastica

note:

1 Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo è stata proclamata Dottore della Chiesa il 19 ottobre 1998, grazie alla sua dottrina della “Piccola via”.

2 Giovanni Paolo II, Omelia per la Beatificazione di Madre Maria Candida dell’Eucaristia, 21 marzo 2004: “Creatura nuova divenne Maria Barba, che offrì tutta la sua vita a Dio nel Carmelo, dove ricevette il nome di Maria Candida dell’Eucaristia. Dell’Eucaristia fu autentica mistica”.

3 Cfr R. P. H. Petitot, O.P., S. Teresa di Lisieux, ossia una rinascita spirituale, Libreria del S. Cuore, Torino,1929.

4 Cfr Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Storia di un’anima, Man A, in Opere complete, Edizioni OCD 1997, p. 117 (27v): il medico sosteneva che nessuna bambina così piccola era stata mai colpita dalla terribile malattia nervosa di Teresa del 1883.

5 Cfr. Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Pensieri, Edizioni OCD 2004, p. 103, pensiero n. 451.

6 Cfr Madre Maria Candida dell’Eucarestia, Confessione generale, Scritti inediti, Archivio Monastero di Ragusa, p. 122; in realtà, il confessore le assicurò che quei gravi peccati della fanciullezza e dell’adolescenza di cui M. Candida si accusa spesso nei suoi scritti con contrizione ancora viva, erano solo “i difetti dell’età”.

7 Cfr. Teresa di G. B., Storia …, Man C, in Opere …, op. cit., p. 278 (36v).

8 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., cap. IV, p.144. Scrive Madre Candida nella stessa opra a p. 81: “Immergo piena di fiducia e confidenza nel mare infinito dei meriti tuoi, o Gesù (…), nella viva fornace del tuo Cuore, il fascio delle mie iniquità, dei miei peccati e difetti. Tu sai il mio desiderio di averli distrutti. Nella tua potenza (…) puoi ribattezzarmi nel fonte preziosissimo del tuo Cuore e ridarmi l’innocenza.”. Questo desiderio sarà esaudito: nella confessione che precede la sua Professione semplice al Carmelo (17 aprile 1921), il sacerdote le assicurò con fermezza che il Signore le aveva restituito l’innocenza battesimale.

9 Cfr. Ivi, cap. II, pp. 83-88.

10 Cfr. Madre Maria Candida dell’Eucarestia, Lettera ad Agatina Callari, Scritti inediti, Archivio Monastero di Ragusa: “Io devo, oltre che a Santa Teresa, alla piccola Teresa di Gesù Bambino la mia scelta per il Carmelo”.

11 Cfr R. P. H. Petitot, O.P., S. Teresa di Lisieux …, op. cit., p. 50.

12 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., cap. I, p. 75; Cfr M. M. Candida dell’Euc., Colloqui eucaristici, Edizioni OCD 2004, cap. V, p. 145.

13 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., cap. I, pp. 77-78.

14 Cfr. Teresa di G. B., Storia …, Man. A, in Opere …, op. cit., p. 129 (35r).

15 Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Colloqui eucaristici, Edizioni OCD 2004, cap. V, p. 145.

16 M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., cap. III, p. 106.

17 Cfr R. P. H. Petitot, O.P., S. Teresa di Lisieux …, op. cit., p. 62.

18 Cfr. Teresa di G. B., Storia …, Man. A, in Opere …, op. cit., p. 203 (80r).

19 Cfr. Teresa di G. B., Atto di offerta all’Amore Misericordioso, in Opere …, op. cit., p. 941.

20 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., cap. III, p.104.

21 Cfr. Ivi, p. 105.

22 Madre Maria Candida dell’Eucaristia, Perfezione Carmelitana, Tipografia Salvatore Piccitto, Ragusa 1949, p. 87.

23 Lc 22,15: (Gesù) disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi”.

24 Giovanni Paolo II, Omelia cit.

25 M. M. Candida dell’Euc., Colloqui …, op. cit., cap. V, p. 145.

26 Giovanni della Croce, poema In una notte oscura, strofa V, in Opere Complete, Edizioni OCD 1998, p. 7.

27 M. M. Candida dell’Euc., Nella stanza …, op. cit., cap. IV, p. 148.

28 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Colloqui …, op. cit. cap. VII, p 178.

29 Cfr. Teresa di G. B., Storia …, Man. C, in Opere …, op. cit. p. 278 (36r-36v).

30 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Consacrazione a Gesù Ostia, in Colloqui …, op. cit., p 228.

31 Cfr. Teresa di G. B., Storia …, Man B, in Opere …, op. cit. p. 223 (3v).

32 Cristina di Lagopesole, Nel giardino. Inni in onore della beata Maria Candida dell’Eucaristia e dei Santi del Carmelo, Edizioni Feeria Comunità di San Leolino, 2006, p. 53.

33 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Consacrazione a Gesù Ostia, in Colloqui …, op. cit. p 228.

34 P. Antonio Blasucci OFM Conv., Beatificationis et Canonizationis Servæ Dei Mariæ Candidæ ab Eucharistia. De Servæ Dei misticismo, p. 2.

35 Congregatio pro Causis Sanctorum, Canonizationis Servæ Dei Mariæ Candidæ ab Eucharistia, Summarium, p. 47.

36 Cfr. M. M. Candida dell’Euc., Colloqui …, op. cit., cap. VIII, p. 180 .

37 Cfr. Teresa di G. B., Storia …, Man. A, in Opere …, op. cit. p. 91 (10v).

38 Cfr. Alessandro Andreini, Camillo Gennaro, Incontrare Teresa di Lisieux, Edizioni OCD, 1997, p. 210.

39 Sal 131(130),1.

40 Cfr. Eb 11,12.

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